Riceviamo da Tamar Pitch un contributo alla nostra Call for blog posts Call me COVID19.

Ringraziamo Tamar per la riflessione. Buona lettura!

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L’Italia est Divisas in Tres Partes

di Tamar Pitch (Direttora della Rivista)

Le unità domiciliari singole diventano celle di un carcere unicellulare, le unità familiari con parecchi che abitano insieme sono le celle di un carcere superaffollato, le unità familiari standard, che sono quelle prese a modello, si mutano nel sogno claustrofobico di molti maschi violenti: moglie e figli alla loro totale mercé. Poi ci sono quelli e quelle che vivono per strada, che a pensarci potrebbero essere paradossalmente gli unici liberi, ma tanto non contano.

Insomma, almeno tre tipologie diverse di carcere, che possono produrre i seguenti effetti. I e le recluse nel carcere unicellulare sono proni ad atti di autolesionismo, tentato suicidio, depressione, alcolismo, tabagismo acuto, abuso di psicofarmaci. Nelle celle superaffollate si può magari sperare che si sviluppi qualche tipo di solidarietà interna, ma è altrettanto probabile, viceversa, aspettarsi risse, conflitti acuti, botte. Nel modello standard, quello preso a riferimento dai decreti, ad essere recluse all’ennesima potenza sono le donne e i bambini, ed è cosa assai poco rassicurante, visti i tassi di maltrattamenti e femminicidi.

Chi sorveglia chi? All’interno delle due seconde tipologie di carcere la sorveglianza è almeno in parte affidata agli stessi reclusi, i quali si strutturano necessariamente in gerarchie di comando. Nella prima, invece, ci si autocontrolla, grazie all’interiorizzazione del comando e ancor più del timore di ciò che c’è fuori. Infatti, per tutti e tutte, la paura dell’esterno impera: si deve restare prigionieri perché fuori c’è un nemico subdolo e aggressivo, che non sai di preciso dove si nasconda e come potrebbe saltarti addosso. Ci sono però pattuglie delle forze dell’ordine sguinzagliate per strada, pronte a sanzionarti se ti trovano in giro senza permesso. In Cina sono più avanti, sei controllato singolarmente in tutti i momenti della vita dall’intelligenza artificiale, ma se ci diamo da fare ci si può arrivare pure da noi.

Nel frattempo, i luoghi di reclusione tradizionali, carceri, cie, ecc. scoppiano e vanno a fuoco: se si potesse mandarli tutti ai domiciliari (ma come si fa, molti e molte un domicilio non ce l’hanno), sarebbe l’ideale, l’Italia si trasformerebbe infine in un immenso carcere di 60 milioni di persone, più o meno autorecluse, sorvegliato nelle diverse sezioni da personale interno, e presidiato all’esterno da forze dell’ordine e tra poco, chissà, dall’esercito in funzione di “ordine pubblico”.

Siamo così passati dalla Fortezza Europa, alla fortezza Italia, e infine alla Fortezza Casa. Ora siamo tutti e tutte homines muniti, chiusi e asserragliati, nonché assediati, perché il nemico siamo noi e siamo pure il potenziale criminale e il potenziale poliziotto.

Mai visto città più “decorose”, pulite, ordinate, “sicure” (e morte). Finalmente!

 

P.S.: va da sé che, celle o no, a casa bisogna stare!

Per citare questo post:

Pitch T. (2020), L’Italia est Divisas in Tres Partes. In Studi sulla questione criminale online, disponibile al link: https://wordpress.com/post/studiquestionecriminale.wordpress.com/2072