E’ uscito il primo fascicolo del 2018 della Rivista di Studi sulla questione criminale, sotto la direzione di Tamar Pitch (Università degli studi di Perugia), con Editoriale di Stefano Anastasia (Università degli studi di Perugia) e articoli di Chiara Caramel (Ricercatrice indipendente), Deborah De Felice (Università degli studi di Catania), Lorenzo Fanoli (Ricercatore sociale) e Francesca Sola (Università degli studi di Perugia), Omid Firouzi (Università degli studi di Padova), Michele Miravalle (Università degli studi di Torino), Daniela Ronco (Università degli studi di Torino) e Giovanni Torrente (Università degli studi di Torino). A questi si aggiunge la consueta rassegna bibliografica, questa volta a cura di Vincenzo Di Mino (Università degli studi di Palermo).

Qui di seguito l’Editoriale, l’indice della rivista con gli abstract in inglese.

Studi sulla Questione Criminale è la prosecuzione naturale di “Questione criminale” diretto da Alessandro Baratta e Franco Bricola. Per vedere tutti i numeri della rivista basta cliccare su “fascicoli” nella finestra qui a destra. Per informazioni su abbonamenti sia a titolo individuale che istituzionale, basta cliccare su “abbonamenti”.

Buona lettura!

 

Studi Sulla Questione Criminale n. 1/2018

 

 

Editoriale

di Stefano Anastasia

Questo primo fascicolo dell’annata 2018 di “Studi sulla questione criminale” viene chiuso in redazione all’indomani delle elezioni politiche nazionali che, ancora una volta, hanno mostrato quanto i temi di interesse di questa rivista e della criminologia critica siano al centro del dibattito pubblico. Nella fase calante della legislatura trascorsa, il Governo uscente ha pensato di contrastare il ritorno degli imprenditori politici della paura attraverso una politica di particolare rigore nella gestione della immigrazione irregolare e della sicurezza urbana. Il Ministro dell’Interno ha ripreso temi e argomenti di un certo realismo criminologico per resuscitare misure di polizia volte a rassicurare la base popolare della principale forza politica di Governo. L’idea (non nuova, per la verità) era quella di rispondere alle ansie dei penultimi, chiudendo le porte agli ultimi. L’unica differenza significativa con la contemporanea iniziativa politica delle forze di opposizione era che questi ultimi non si limitavano a rispondere all’ansia dei penultimi, ma li chiamavano alla mobilitazione attiva contro quell’apparente connubio di nemici interni e nemici esterni rappresentato dal continuum di irregolarità e devianza in cui sono costretti gli ultimi. Non sorprende che in quel clima si sia arrivati fino al rivolgimento razzista di Macerata, dove un militante politico xenofobo ha improvvisato una caccia al nero per vendicare la morte di una ragazza bianca. Sessismo, razzismo e questione criminale stretti insieme come raramente in passato. Certamente come dieci anni fa, quando un altro terribile fatto di cronaca (l’uccisione di una donna italiana dopo uno stupro da parte di un uomo appartenente a una comunità rom di origine rumena) scatenò una generale rincorsa al bando nei confronti dei rom e dei rumeni a esclusivo vantaggio del ceto politico di opposizione che già allora fu capace di mobilitare i penultimi contro gli ultimi (la classe operaia contro il sottoproletariato, si sarebbe detto un tempo; le periferie contro gli immigrati, si dice oggi).

Naturalmente, come già nel 2008, e prima ancora nel 2001, al termine della prima legislatura segnata dalla centralità della “questione sicurezza”, le opposizioni hanno avuto gioco facile nell’aggiudicarsi la partita, e non tanto perché, come si dice, a parità di costo (una croce sulla scheda) l’originale fa premio sulla copia, ma proprio perché da una parte ci si limitava a rispondere a un’ansia, mentre dall’altra parte si mobilitavano persone, e alla fine, in democrazia, quelle che vincono sono le persone che si mobilitano, non i sedativi per l’ansia. Non sorprende, in un simile contesto, che l’ambizioso progetto del Ministro della Giustizia di riformare l’ordinamento penitenziario da cima a fondo si sia risolto in una modesta opera di aggiornamento e di riapertura alle alternative 8 Studi sulla questione criminale, xiii, n. 1, 2018 al carcere che – al momento in cui scriviamo – non è ancora stato approvato dal Consiglio dei ministri.

D’altro canto, se sul versante della sicurezza il Governo ha scelto di contendere su un terreno infido con avversari ben più agguerriti, facilitandone la vittoria finale, sul versante del sistema penitenziario, l’occasione offerta dalla crisi da sovraffollamento e dall’emergere della giurisprudenza umanitaria sovra e transnazionale è stata persa nel vano tentativo di riproporre in ambito penitenziario il modello pedagogico-correzionalista che si basava – nell’esperienza italiana – sulle ambizioni universaliste di un welfare state ormai in disarmo. Se era discutibile che potesse darsi rivoluzione in un Paese solo, figuriamoci se sia possibile rifare il welfare solo dietro le mura del carcere. La materia, dunque, è viva, spesso incandescente. Sulle vicende qui citate, ci sarà modo di tornare, con l’approfondimento analitico che la questione criminale e le politiche che vi si agitano meritano. Intanto, in questo fascicolo, offriamo ai lettori della rivista contributi e studi sulle alternative al carcere in Europa (Firouzi, Miravalle, Ronco e Torrente), sugli stranieri nel sistema della giustizia penale minorile (Caramel) e sull’“interesse del minore” sottoposto a interrogatorio (De Felice), sulla vittimizzazione e la percezione della sicurezza in Umbria (Fanoli e Sola), nonché una rassegna bibliografica dedicata ad alcune recenti riletture di Sorvegliare e punire e alla dimensione geografica e spaziale della prigione.

Indice

  • Editoriale (pp. 7-8)

  • Chiara Caramel
    “Minori stranieri e giustizia penale: tendenze in evoluzione e quadri interpretativi” (pagine: 9-36)

The users-flow analysis carried out over the last fifteen years by the Juvenile justice services shows a recent and gradual shift in the profiles of the foreign component. The presence of foreign unaccompanied minors has been decreasing in the course of the last 7 years, though they still represent the vast majority of this group. Conversely, the group of second generation migrants –either born in Italy or arrived with their family before reaching majority—has been increasing. Using sociological and criminological approaches, this paper provides an overview of the historical, political economic and institutional factors influencing this phenomenon.

  • Deborah De Felice
    “L’«interesse del minore» sospettato o imputato di reato nella fase dell’interrogatorio: riflessioni sociologiche a partire da alcune evidenze empiriche” (pagine: 37-60)

This paper analyzes the processes and mechanisms of control intervening in the first phases of the juveniles’ encounters with the juvenile justice system. Policies adopted to prevent and fight juvenile delinquency increasingly differ from traditional ones, as they attempt an individualized intervention aimed at re-education. Using data collected in an empirical research conducted in the years 2014-2015 in five European countries, the paper discusses the abo­ve cited processes looking at the ways in which they are being deployed by the different actors engaged in questioning minors.

  • Lorenzo Fanoli, Francesca Sola
    “Vittimizzazione e percezione della sicurezza in Umbria” (pagine: 61-88)

The analysis of unreported crimes in Umbria was the object of a research carried out in 2016 by the Law and Society team of the Law Department of the University of Perugia, funded by Regione Umbria and summarized in this paper. A qualitative approach was adopted. The research highlights an already well recorded fact: the level of moral panic expressed by thoseinterviewed (shop-owners, students and the elderly) neither corresponds to the evidence emerging from official data, nor from interviews conducted with expert informants (i.e. municipal police officers). Rather, the most significant scarcely reported illegalities have to do with illegal labour, discrimination against foreigners, and gender violence, whereas the comparatively low level of social alarm regarding crimes such as usury and extortion is in contrast with the increase of the number of complaints in the last 3 years, and the interview given by the President of the Anti-usury Foundation in Umbria.

  • Omid Firouzi, Michele Miravalle, Daniela Ronco, Giovanni Torrente

    “Al di fuori della prigione. I risultati dell’osservatorio europeo sulle alternative al carcere” (pagine: 61-88)

The article presents some results of the European Observatory on Alternatives to Imprisonment, a EU Criminal Justice project involving 8 countries (Italy, France, Spain, Portugal, Greece, UK, Latvia and Poland). Three phases are considered: pre-trials, alternative sanctions and alternatives to imprisonment. In all cases national laws and practices are compared to the European Probation Rules. The Authors focus on the relationship between prison and probation, in order to explore to which extent the rise and the decrease in the prison population depends on fluctuations in alternatives. A widespread increase in the use of community sanctions may be noted, yet the observatory results did not produce evidence on a possible link between the increase of these sanctions and a decrease in prison population rates. In a broader perspective, the Authors explore the cultural issue of alternatives and reflect on the effectiveness in terms of rehabilitative goals, highlighting how in the last decades their role has been shifted from a “social-welfarist” approach to a “control-oriented” one. The structural crisis of the rehabilitative ideology is therefore confirmed on a European level.

  • Rassegna bibliografica. A proposito di… Disciplina

    Vincenza di Mino
    La matrice penale della disciplina. Un percorso tra la storia e l’attualità: considerazioni a partire dai volumi Sociétés Carcérales. Relecture(s) de “Surveiller e Punir” e Carceral Spatiality. Dialogues between Geography and Criminology (pagine: 117-126)